L’artrosi di anca e ginocchio determina un abbassamento della qualità della vita
L’impianto di una protesi con tecniche mininvasive può riportarti alla normalità

Artrosi d'anca o Coxartrosi

L’articolazione dell’anca o articolazione coxo-femorale è composta dalla testa del femore (osso lungo della coscia) e dall’acetabolo, che è una semisfera concava che agisce da tetto.
Il Modafinil in Italia è considerato uno stimolante piuttosto sottile, a differenza di stimolanti come la caffeina, il guaranà o la yohimbina HCL.
La superficie della testa del femore e la superficie dell’acetabolo sono rivestite di cartilagine, tessuto specializzato presente in tutte le articolazioni e che grazie alle proprie caratteristiche permette il movimento articolare. La cartilagine e la membrana sinoviale (strato più profondo della capsula articolare) concorrono alla produzione di liquido sinoviale, vero e proprio lubrificante articolare. L’articolazione coxo-femorale, quando sana, permette il movimento del femore sull’acetabolo in tutte le direzioni, consentendo tutte le normali attività della vita. Se la cartilagine si consuma e si assottiglia si prefigura una condizione patologica definita appunto artrosi. Ciò determina una minor fluidità dello scorrimento delle superfici articolari ed espone l’osso sottostante (detto subcondrale), il quale non ha le caratteristiche anatomiche e funzionali per agire come farebbe la cartilagine. Questo crea non solo una diminuzione progressiva della capacità di movimento, ma anche un dolore che inizialmente si presenta sotto sforzo e con il passare del tempo anche a riposo. La coxartrosi si sviluppa soprattutto nei soggetti anziani (dopo i 55-65 anni) ma ci sono delle situazioni in cui la sua insorgenza è può essere precoce e quindi colpire soggetti più giovani. Gli sforzi ripetuti (sportivi), il sollevamento di carichi continuativo (lavori usuranti) e le pregresse fratture sono tutti fattori esterni che posso favorire l’artrosi. Tra i fattori di rischio legati al paziente ci sono invece l’obesità, le terapie croniche con cortisone, la displasia congenita dell’anca, la coxa profunda, la coxa plana, ed altre condizioni più rare. La coxartrosi, in ambito ortopedico, è la causa più comune di dolore e disabilità funzionale nei pazienti oltre i 55 anni di età. I sintomi tipici della coxartrosi sono:
  • Dolore inguinale, laterale della coscia e irradiato al ginocchio
  • Rigidità e diminuzione del range di movimento
  • Alterazioni del passo sino alla zoppia associata ad accorciamento dell’arto affetto
  • Atteggiamento dell’arto inferiore in extrarotazione

Diagnosi

La diagnosi della coxartrosi viene fatta tramite l’anamnesi (ossia la raccolta della storia clinica del paziente), l’esame obiettivo (ossia l’esecuzione di tutti i test specifici e l’osservazione dei segni tipici) e l’indagine radiologica. Bisogna sempre interrogare il paziente su eventuali pregresse fratture  di femore o acetabolo, o su eventuali dismorfismi come la displasia congenita dell’anca o ancora su eventuali terapie croniche con cortisone. I pazienti con coxartrosi riferiscono di avere dolore inguinale o laterale nella coscia con irradiazione che scende verso il ginocchio. Il dolore è spesso maggiore nella prima ora dopo il risveglio. La funzionalità articolare è quasi sempre ridotta e nelle fasi avanzate si può anche sviluppare una vera e propria zoppia. A questo punto è necessario stadiare l’artrosi con una Radiografia. La radiografia deve sempre comprendere tutto il bacino e l’anca controlaterale. Nei casi più complessi andrà fatta anche una radiografia degli arti inferiori nella loro totalità. L’esame radiografico va sempre svolto sotto carico e in una proiezione antero-posteriore e una assiale. Sono tutti elementi che oltre a confermarci la diagnosi, ci aiuteranno nel futuro planning dell’intervento. Secondo la classificazione di Kellgren-Lawrence esistono 5 gradi, dal grado 0 al grado 4 in ordine crescente di gravità. Per semplificare il discorso possiamo dire che sino al grado 2 l’intervento chirurgico di sostituzione protesica non è indicato; il grado 3 rappresenta una situazione intermedia per cui l’intervento è indicato ma non obbligatorio; nel grado 4 l’artrosi è tale che, ad oggi, non esiste alcuna alternativa alla sostituzione protesica. In alcuni pazienti si rende necessaria l’esecuzione di esami radiologici di secondo livello. Con la TC si possono indagare eventuali difetti ossei o microfratture misconosciute sulla normale radiografia. La Risonanza Magnetica viene utilizzata principalmente per la diagnosi della necrosi avascolare della testa del femore.

Terapia

Integrando i dati di anamnesi, esame obiettivo ed esame radiologico si discrimineranno quindi i pazienti non candidati all’intervento da quelli che invece lo sono. Per quelli non candidati all’intervento prescrivo una terapia medica antinfiammatoria ad alte dosi (compatibilmente con lo stato di salute del paziente) e la fisioterapia mirata al recupero della muscolatura e della funzionalità articolare. In alcuni casi è indicato anche un ciclo infiltrativo eco-guidato con acido ialuronico. Nei pazienti con artrosi avanzata propongo l’intervento chirurgico. Lavoro in una clinica in cui ho un’ampia scelta di impianti protesici e scelgo sempre di impiantare la protesi più adatta all’anatomia del paziente. Abbiamo un approccio mininvasivo che prevede piccoli tagli, minore trauma nei confronti dei tessuti intorno all’articolazione, e conseguentemente un recupero funzionale più veloce e un dolore post-operatorio più controllato.

Recensioni dei pazienti

Federico Mela - MioDottore.it

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